La Regola d'Oro è molto antica e sembra una costante nella maggioranza delle colture umane. Già nel V secolo a.C. il filosofo cinese Confucio aveva scritto: "Ciò che non vuoi sia fatto a te, non farlo agli altri".
Più vicino a noi, la troviamo nel Sermone della Montagna di Cristo: "Tutto quello che volete che gli uomini facciano a voi, fatelo a loro". (1) Nell'Islam sunnita, troviamo un insegnamento del Profeta Muhammad (la pace sia su di lui) (2) : "Nessuno di voi sarà un vero credente finché non amerà per suo fratello ciò che ama per se stesso". E così, la Regola d'Oro è tradizionalmente esistita in due forme: la prima come una prescrizione (fai agli altri) e la seconda come un divieto (non fare agli altri).
Ma perché questo principio ha tenuto così tanto spazio, in così tante civiltà? Senza dubbio perché, stabilendo un’esigenza di reciprocità, garantiva una certa equità di trattamento a tutti gli individui in seno a una società. Inoltre, si richiamava a un senso di fratellanza (o amore, empatia, compassione, ecc.) per gli altri membri della famiglia umana.
Infatti, la Regola d'Oro (sia nella sua forma positiva che in quella negativa) comporta necessariamente un corollario, che sarebbe il divieto dei "due pesi e due misure": cioè, un individuo dovrebbe esigere dagli altri solo quei comportamenti virtuosi che lui stesso sarebbe in grado di esemplificare. In altre parole, una persona dovrebbe essere capace di praticare le virtù che predica.
Pertanto, la legittima richiesta di rispetto della Dichiarazione universale dei diritti umani implica per forza che ogni individuo ne dia l'esempio nel suo comportamento quotidiano. In virtù della Regola d'Oro, ogni diritto che si richiede per sé dovrebbe necessariamente convertirsi in un dovere di concederlo agli altri.
Inversamente, la Regola d'Oro proibisce la vendetta, che consiste nel restituire deliberatamente ad altri il male che ci hanno fatto: purtroppo, abbiamo visto molti movimenti politici o sociali fallire, perché la lotta per i diritti di coloro che avevano subito un torto non era sbocciata in un’esigenza di estendere questi stessi diritti a tutta la società – ma al contrario, in un ripetere delle stesse ingiustizie.
Le vittime di ieri, animate da spirito di vendetta, diventano così i nuovi carnefici; questo innesca la spirale di violenza nota con il nome di vendetta: "Danno materiale o morale, di varia gravità fino allo spargimento di sangue, che viene inflitto privatamente ad altri in soddisfazione di offesa ricevuta, di danno patito o per sfogare vecchi rancori". (Treccani) Quando questo circolo vizioso si estende a due paesi o a due coalizioni di paesi, si chiama guerra.
Ma qui bisogna superare un'obiezione, una domanda che ogni essere umano si sarà pure posto una volta: "Chi me lo fa fare, di perdonare il dolore e l'ingiustizia che mi sono stati inflitti? Non è vero che la giustizia richiede la vendetta?”
Il filosofo americano Lafayette Ron Hubbard (1913-1986) ha contribuito a questo dibattito osservando che prima di poter praticare serenamente la Regola d'Oro (3), bisognerebbe essere in grado di fare pienamente l’esperienza della vita e accettarne tutte le conseguenze, senza distogliere lo sguardo e senza essere accecato dal dolore e dal risentimento. Aveva riassunto questa costatazione nel modo seguente:
"Quindi oggi abbiamo due regole d'oro per raggiungere la felicità: 1. Essere in grado di fare l’esperienza di qualsiasi cosa. 2. Causare solo cose di cui gli altri possono facilmente fare l’esperienza. »
E se guardiamo ai successi di grandi cause umanitarie nel corso della storia (che si siano l’instaurazione di una repubblica dopo la tirannia, l'abolizione della schiavitù o l'indipendenza da un impero coloniale), ognuna di esse trionfò a costo di sofferenze e sacrifici spesso aldilà del sopportabile. Ma le uniche che hanno dato frutti duraturi sono quelle riuscirono a spezzare definitivamente la spirale della violenza: abbandonando ogni brama di vendetta, e dove i vincitori trattarono i vinti con la benevolenza e la generosità che a loro non era mai stata concessa.
(1) Matteo 7:12 e Luca 6:31.. (2) Sahih al-Bukhari (Hadith n°13) e Sahih Muslim (Hadith n°45). (3) L. Ron Hubbard, Una Nuova Prospettiva sulla Vita, "Due Regole per Vivere Felici". © 2025 L. Ron Hubbard Library. Tous droits de reproduction et d’adaptation réservés. Nous remercions la L. Ron Hubbard Library pour sa permission de reproduire des extraits des œuvres de L. Ron Hubbard protégées par copyrig
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